Il fiume Brenta - Parrocchia di San Marco Ev

aggiornato il 24/02/2024
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Il fiume Brenta

La storia
Il fiume Brenta
Del fiume Brenta ne abbiamo già accennato. Ma considerata l’importanza che questo corso d’acqua ha sempre avuto per la nostra località e, in antico, anche per la città di Padova, pensiamo sia il caso di conoscerlo meglio, parlandone un po’ di più, descrivendolo nel suo aspetto idrografico e insieme facendone un po’ la storia (anche perché un tempo non passava per la zona dove poi sarebbe sorto Ponte di Brenta).
Il Brenta (i Romani lo chiamavano Medoacus), i Veneti nel medioevo Brintesis e in età moderna la Brenta, nominandolo al femminile) nasce dai laghi di Levico e di Caldonazzo, nella parte Sud del Trentino, entra nel Veneto attraverso la Valsugana, percorre tutta la nostra regione toccando i territori di  Vicenza, Padova e Venezia e sfocia nell’Adriatico a nord del Po, nella laguna di Chioggia, unito al Bacchiglione. E’ complessivamente lungo circa 174 chilometri.
Il fiume scorre in Valsugana per 72 km. A Primolano entra nella valle Canale di Brenta. Ha corso irruento e impetuoso fino a Bassano del Grappa, dove entra in pianura calmandosi. All’uscita dallo sbocco dalla valle Canale di Brenta, a sud di Bassano, si divide in diversi rami che formano isolette sabbiose.
E’ uno dei principali fiumi tra quelli che sfociano nell'alto Adriatico ed è considerato con il Piave il generatore della  Laguna di Venezia.
Il deflusso delle sue acque, hanno interessato nei secoli l’attuale territorio compreso tra il percorso del Bacchiglione, del Tergola e del Muson.




Dove nasce il fiume


 I laghi di Caldonazzo e di Levico dai quali nasce il fiume Brenta.     

  

Gli affluenti e defluenti


Gli affluenti:
il torrente Moggio presso Borgo Valsugana
il torrente Grigno presso Grigno
il torrente Cismon presso Cismon del Grappa
il torrente Valstagna di 9,18 km, in prossimità di Valstagna
il fiume Oliero a Valstagna
il torrente Muson dei Sassi tra Vigodarzere e Cadoneghe
il Canale Piovego tra Padova e Stra
il Canale Taglio di Mirano, diversione del fiume Muson Vecchio, presso Mira Taglio.
il canale Vigenzone che a Bovolenta si immette nel Canale Pontelongo (Bacchiglione)
il Canale Pontelongo (Bacchiglione), a sud di Chioggia, prima della foce presso Cà Pasqua
I defluenti:
il canale della centrale idroelettrica ad acqua fluente di Cà Barzizza (Bassano del Grappa)
il Canale Brentella presso Limena, che cede acqua al fiume Bacchiglione.




Il nome

Le popolazioni dei territori attraversati dal fiume lo hanno sempre nominato al femminile, la Brenta. Questo nome indica, nel dialetto trentino e soprattutto in Valsugana, per estensione, le riserve di acqua che i paesi tenevano in caso di incendi.
La storia e i ricordi ancestrali delle terribili alluvioni subite dalle popolazioni del Veneto centrale hanno coniato il termine “Brentana” per alluvione.
In epoca romana il fiume era individuato come “Medoacus” (secondo una interessante interpretazione "in mezzo a due laghi" ovvero tra i laghi di origine e la zona lacustre delle foci, la laguna), o più probabilmente in riferimento ai due bacini più settentrionali della laguna di Venezia, quando esso seguiva come letto il corso dell'attuale Canal Grande ed ai suoi lati vi erano i due suddetti bacini non ancora uniti in una laguna intera.
Di certo durante il Medioevo comparve il termine "Brintesis", forse dal latino "rumoreggiare", a ricordo delle diverse inondazioni oppure, e sembra essere prevalente, dal ceppo germanico "Brint" (fontana) o "Brunnen" (scorrere dell'acqua). Questa interpretazione sembra consolidata dall'uso in tante altre parti del Veneto del diminutivo "Brentella" per indicare un piccolo corso d'acqua.
In epoca moderna, ufficialmente il fiume è chiamato Brenta, al maschile.




Il fiume in epoca romana a Padova


Una delle ipotesi più attendibili, condivisa fra gli storici, fa pensare che in antico il fiume scendendo dalle parti di Limena (limen - in latino "limite, confine") e girando verso le attuali Ponterotto e Montà,  entrasse nel territorio dell'attuale centro abitato di Padova (Patavium, Patavas, ovvero "abitanti di palude") più o meno all'altezza dell’attuale Torre della Specola.
Volgeva poi verso nord passando sotto ai ponti romani che ora chiamiamo di S. Giovanni delle Navi, perché un tempo vi era l'approdo per piccole barche, barconi e burchielli provenienti da Vicenza e dalla Riviera Euganea e che serviva per lo sbarco della frutta e verdura diretta al mercato delle piazze e di altre merci, in particolare lana (la costruzione attuale risale al 1285 e una delle tre sue arcate è completamente scomparsa sotto le rive, ma ci dà l’idea di quanto fosse ampio il letto del fiume in epoca romana), dei Tadi (a tre archi di cui solo due visibili, rifatto nel 1286) e Ponte Molino (il più grande di tutti, a cinque archi, lungo 50,40 metri e largo 9,20 mt. - restaurato nel medioevo) per ripiegare poi verso sud lungo le attuali Riviere dei Ponti Romani e Tito Livio, passando sotto altri tre ponti romani da noi conosciuti con il nome di S. Matteo (andato distrutto), Altinate e S. Lorenzo (quest’ultimi due purtroppo non visibili perché interrati. L’Altinate è il più antico dei ponti romani, alquanto anteriore a quelli di S. Lorenzo e Ponte Molino).
Ed è all'interno della grande ansa tracciata dal fiume che sorse il primo nucleo abitato, favorito dalla naturale protezione su tre lati dall'acqua.
All'altezza dell'attuale Questura, l'antico Medoacus doveva poi tracciare una grande controansa, passando sotto a Ponte Corvo  (le cui cinque campate - oggi se ne vedono soltanto tre -  si giustificano solo con la presenza di un corso d'acqua di notevole portata. Il ponte è stato restaurato nel 1517 e pesantamente modificato nel 1906 con l’allargamento di circa 4 mt. della sede stradale) ripiegando poi verso est per seguire infine gli attuali Canali del Businello e quello di Roncajette.
Il fiume Bacchiglione, anticamente chiamato Edrone e anche Medoacus Minor, al tempo di Roma passava molto probabilmente a sud della città senza nemmeno bagnarla.


Il presunto corso dell’antico Medoacus a Padova
(sovrapposizione del percorso sulla pianta attuale della città)



589 d.C.: cambia tutto

Fino al VI sec. il Brenta sfociava assieme al Sile ed al Piave (quest’ultimi in una unica foce) in quella che oggi è la bocca di porto del Lido di Venezia. Il Brenta  percorrendo il letto dell'attuale Canal Grande di Venezia,   mentre il Sile/Piave giungevano dall'attuale canale lagunare di San Felice.
Con la caduta dell'Impero Romano venne meno la cura del territorio e farne le spese furono anche le rive dei fiumi che, lasciati a se stessi, si trovarono ben presto a divagare senza ostacoli lungo le zone pianeggianti.
Nel 589 d.C. si verificarono in gran parte dell’Italia Settentrionale eventi catastrofici che Paolo Diacono, monaco e studioso longobardo dell’VIII sec., nel Libro Terzo, al cap. 23, della sua famosa “Storia dei Longobardi” narra così:
“Fu durante questo periodo che si abbatterono sul Veneto (per Veneto a quei tempi s’intendeva una regione molto più grande di quella attuale che andava dal Friuli fino a una parte considerevole della Lombardia), sulla Liguria e su altre regioni italiane piogge torrenziali: dal tempo di Noè non si ricordava un diluvio simile. I campi e i poderi si trasformarono in pantani, e uomini e animali morirono in gran numero. Le strade e i sentieri furono cancellati e spazzati via; il fiume Atesis (l’Adige) si ingrossò a tal punto…..(che) le mura di Verona crollarono in più punti a causa di questa innondazione che si verificò intorno al 17 ottobre e fu accompagnata da fulmini e tuoni, come durante un temporale estivo…..”.
In occasione di questa tremenda alluvione molti fiumi spostarono il loro corso. Tra essi ci fu anche il Medoacus che spostò il suo letto a nord di Patavium, più o meno dove scorre tuttora.
A seguito della rotta (chiamata Rotta della Cucca), il Brenta sfociò nell'attuale bocca di Malamocco, ed il Piave che prima affluiva nel Sile presso Treviso, prese un corso autonomo deviando verso Nord; a sua volta deviò anche il Sile. Le terre attorno ai loro vecchi corsi col tempo s’impaludarono grazie alle maree, unendo i quattro preesistenti bacini lagunari in un’unica laguna come oggi la conosciamo. L’Adige tracimò nel basso Veneto anch’esso impaludando tutta la zona che sarebbe rimasta tale per secoli.
E fu sempre attorno alla fine del VI secolo a.C. e l'inizio del VII che il fiume Bacchiglione divagando a sua volta, portò le proprie acque ad occupare l'antico letto del Medoacus (o, più probabilmente, vi fu portato artificialmente per sopperire alla improvvisa mancanza d'acqua, essenziale sia per l'approvvigionamento idrico che per la difesa della città).



A Padova il Bacchiglione prende il posto del Brenta – 589 d.C.
(sovrapposizione del percorso sulla pianta attuale della città)

Come abbiamo visto è dalla fine del VI secolo che il Brenta da Curtarolo-Limena anziché defluire verso Sud in direzione di Padova, ha deviato verso Est iniziando a scorrere nel nostro territorio. C’è da chiedersi se sarebbe mai sorto un centro abitato dove adesso viviamo se non fossero accaduti gli eccezionali sconvolgimenti idrogeologici descritti.




Il fiume Brenta in Veneto


La cartina illustra l’attuale percorso dei fiumi Brenta e Bacchiglione e loro derivazioni  nell’attraversamento del territorio della Provincia di Padova fino alla foce.          


In Veneto, il percorso del fiume Brenta è suddiviso in quattro parti:
“Brenta Superiore”  
“Brenta Vecchia”, a sua volta diviso in tre tronchi
Il taglio della “Brenta di Cunetta” (diventato il proseguimento della Brenta Superiore)
il “Taglio Nuovissimo del Brenta”.
In passato sono state realizzate altre opere idrauliche ora non più esistenti, la principale delle quali è stata la “Brenta Nova” .
Raggiunta la pianura veneta, questa parte di fiume è chiamata Brenta superiore. Prosegue il percorso con struttura meandriforme ed alimenta le falde freatiche di diversi fiumi di risorgiva quali il Sile, il Dese e altri minori. Transita per Nove, Cartigliano, Tezze sul Brenta, Fontaniva, Cittadella, Carmignano di Brenta, Grantorto, San Giorgio in Bosco, Piazzola sul Brenta, Campo San Martino e prosegue, con un alveo navigabile, per Curtarolo, Vaccarino passando poi per Limena, Vigodarzere, Ponte di Brenta per arrivare a Stra, dove, per mezzo di chiuse, inizia la Brenta di Cunetta che scende a sud verso il mare e la Brenta Vecchia, il ramo minore che va a sfociare in Laguna.
Nel 1791 sono state effettuate delle correzioni del tratto di fiume tra Pontevigodarzere e Noventa-Strà. In quell’occasione si spostò nella posizione attuale anche il tratto che allora scorreva nel centro di Ponte di Brenta.


La “Brenta Vecchia” o “Naviglio del Brenta”
E’ il percorso naturale minore del fiume ed è individuato in tre tronchi: il primo da Stra fino alla chiusa di Dolo; il secondo da Dolo fino alle chiuse di Mira Porte; il terzo da Mira, fino a Fusina, dove sfocia in laguna. L'insieme urbano, storico e paesaggistico compreso tra Stra e Fusina viene chiamato Riviera del Brenta.



La “Brenta Superiore”



La Brenta Vecchia inizia dalle chiuse di Stra e va a sfociare nella Laguna di Venezia,
a Fusina.



La “Brenta Nova” o “Brentone” (soppressa)

Dopo il fallimentare esperimento del terrapieno parallelo alla terraferma de “la Tajada” (la tagliata) del 1339, fatto costruire con l‘obiettivo di deviare le acque della foce della Brenta Vecchia di Fusina verso la laguna di Malamocco, fra il 1488 ed il 1507 venne realizzata la “Brenta Nova”, anch’essa opera idraulica di diversione delle acque della Brenta Vecchia.  
Il  percorso partiva da Dolo verso Sambruson, passando successivamente per Calcroci di Camponogara, Campagna Lupia, Bojon di Campolongo Maggiore, Corte di Piove di Sacco e proseguiva fino a raggiungere Conche di Codevigo dove veniva fatto sfociare nella Laguna di Venezia assieme al Bacchiglione, tramite il Canale di Montalbano.
Nel 1548 fu deciso di farlo sfociare, unito al Bacchiglione, nell’Adriatico, a Brondolo.
L’impresa portò ad esiti discutibili nei confronti dell‘equilibrio idrografico del territorio e venne soppressa. Di questo ramo non esiste più nulla salvo un lungo tratto dell'argine sinistro, trasformato in una strada.



Nel 1507 è ultimato lo scavo della Brenta Nova che da Dolo raggiungeva Conche
dove si univa al Bacchiglione per poi andare a sfociare nella Laguna di Venezia
tramite il Canale di Montalbano.




Nel 1548 la Brenta Nova viene prolungata e fatta sfociare unita al Bacchiglione
Nell’Adriatico, a Brondolo



Il “Taglio Nuovissimo del Brenta”


E’ il canale, anch’esso artificiale, di minore importanza per la diversione delle acque della Brenta Vecchia, voluto nel 1605  e completato nel 1610, parte da Mira, dove riceve le acque del Muson Vecchio tramite il Canale Taglio e passa per Porto Menai, Lugo e Lova, frazioni di Campagna Lupia, Valli, frazione di Chioggia, per sfociare nelle valli della Laguna quasi di fronte al porto di Chioggia.
Fino al 1840 il Nuovissimo sfociava a Brondolo unito al Bacchiglione.
L’argine sinistro del canale, che divide la campagna dalla laguna, è utilizzato dall’attuale Strada Statale 309 Romea.



Nel 1610 è ultimato il Taglio Nuovissimo che da Mira scorreva verso sud per
sfociare in Mare. Questo percorso sarà attivo fino al 1840.




La “Brenta di Cunetta”

E’ il ramo artificiale che continua il percorso principale della Brenta Superiore, sostituendosi
alla Brenta Vecchia. E’ l’opera finale (1852-1859) delle varie diversioni idrauliche degli alvei del fiume compiute in sette secoli di lavoro ed ultimate alla soglia del 1900.
Questo ramo inizia da Stra, prosegue per Vigonovo e Corte di Piove di Sacco, dove qualche chilometro prima di questa località, s’innesta nell’alveo della soppressa Brenta Nova prendendone il posto e proseguendo per Codevigo e Valli di Chioggia. Nell’imminenza di sfociare in mare, le acque del Brenta si intersecano con quelle del Bacchiglione in località Ca' Pasqua. A queste acque si aggiungono appena più a valle quelle del Canale Gorzone-Fratta in località Punta Gorzone e del Canal di Valle in località Punta Molin, generando un alveo molto largo.
L’alveo passa per la località di Brondolo, a sud di Chioggia e sfocia in mare.
Fino al 1896 la Cunetta sfociava alla Fagolona, nella  Laguna di Chioggia. L’immissione del fiume in laguna determinò la formazione di un grande delta, successivamente bonificato.
Dal 1896 la Cunetta è stata definitivamente estromessa dalla Laguna e sfocia come s’è detto a Brondolo. Da allora la rete idrografica ha assunto l’attuale conformazione.



Dal 1896 il Brenta è definitivamente estromesso dalla Laguna e unito al
Bacchiglione torna a sfociare a Brondolo.
La rete idrografica assume l’attuale conformazione.




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